INVESTIRE NEL SUOLO PER L’AGRICOLTURA DEL FUTURO
Noi non ereditiamo la Terra dai nostri genitori, la prendiamo in prestito dai nostri figli.
Questo bellissimo proverbio, secondo alcuni africano, secondo altri dei nativi americani, mai è stato attuale come negli ultimi decenni. Esso invita tutti gli abitanti del pianeta a prendersi cura della nostra Terra, ma è ancora più pertinente se viene circostanziato al mondo degli agricoltori. La terra è fattore indispensabile per la produzione degli alimenti che devono soddisfare i fabbisogni di una popolazione in continua crescita. La terra deve essere difesa, rispettata, mantenuta viva.
L’agricoltura del futuro è legata alla qualità del suolo
I suoli forniscono servizi ecosistemici che rendono possibile la vita sul pianeta: sono sede del ciclo dei nutrienti, contribuiscono alla regolazione del clima e al sequestro di anidride carbonica, partecipano alla detossificazione di sostanze inquinanti, sono habitat per svariate forme di vita, nonche’ fonte di microrganismi utili e risorse genetiche, sostengono la costruzione di edifici e manufatti, custodiscono patrimoni archeologici, supportano la produzione di cibo e materie prime, partecipano al ciclo idrologico, prevenendo allagamenti e rifornendo di acqua le colture.
Siamo pertanto impegnati collettivamente a difenderne la qualità, intesa come “capacità di sostenere, all’interno di sistemi naturali o antropizzati, la produzione delle piante e degli animali, di mantenere o migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua, di creare condizioni favorevoli all’uomo e agli edifici”. Molte di queste funzioni sono direttamente o indirettamente associate alla quantità e alla qualità della sostanza organica presente nei suoli.
Il contributo della ricerca: il progetto SOILBANK
Il progetto SOIL BANK ha l’obiettivo di sviluppare una strategia agronomica basata su fertilizzazione organica, uso di cover crop e irrigazione che, tenendo conto delle peculiarità territoriali del Veneto, incrementi il contenuto di sostanza organica dei terreni agricoli e ne migliori le capacità di ritenzione idrica a scala di Bacino. Partner del progetto sono il Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse Naturali e Ambiente (DAFNAE) dell’Università di Padova, il Consorzio di Bonifica Veneto Orientale e Seminart srl. Due sono i capisaldi del progetto: una sperimentazione di pieno campo, condotta presso il podere Fiorentina a San Donà di Piave e lo sviluppo di nuove varietà di cover crop.
La sperimentazione del podere Fiorentina
L’esperimento è in atto presso il podere di proprietà del Consorzio di Bonifica Veneto Orientale di circa 9 ha sito in località Fiorentina del Comune di San Donà di Piave. L’area interessata alla ricerca è di circa 6,5 ha, di cui 4,80 con drenaggio tubolare sotterraneo servito da irrigazione con ali goccciolanti e 1,7 sistemato alla ferrarese gestito in asciutto. Nel primo sono ricavati tre parcelloni in cui si studiano due tipologie di cover crop nei confronti di un testimone. Ciascuno dei parcelloni è suddiviso in due parcelle (dimensioni orientative di circa 0,80 ha) in cui si confrontano gli effetti dell’applicazione di compost e della frazione palabile del digestato. Nel reparto in asciutta alla ferrarese prevede il confronto fra compost e digestato con una sola cover crop.
Le matrici organiche
Il compost è un materiale organico, prodotto finale della biodegradazione aerobica e dell’umificazione di un misto di materie organiche (come ad esempio residui di potatura, scarti di cucina, letame, liquame o i rifiuti del giardinaggio come foglie ed erba sfalciata) da parte di macro e microrganismi. A livello legislativo, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale sui Fertilizzanti (Decreto Legislativo 217/06), il compost viene definito e classificato in tre categorie:
- Ammendante Compostato Verde, ottenuto da residui organici costituiti da scarti della manutenzione del verde ornamentale, residui delle colture, altri scarti di origine vegetale, con esclusione di alghe ed altre piante marine;
- Ammendante Compostato Misto, proveniente dalla frazione organica provenienti da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, da scarti di origine animale compresi liquami zootecnici, da residui di attività agro-industriali e da lavorazione del legno e del tessile naturale non trattato, da reflui e fanghi, nonché dalle matrici previste per ammendante compostato verde e/o misto;
- Ammendante Torboso Composto, ottenuto per miscela di torbe (in quantità > 50%) con ammendante compostato verde e/o misto.
Sullo sfondo il compost impiegato nella sperimentazione.
Compost
Digestato
Il digestato è il residuo del processo di digestione anaerobica di matrici organiche quali: effluenti zootecnici, biomasse vegetali di scarto o dedicate, sottoprodotti di origine animale (SOA), fanghi di depurazione, frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), scarti dell’industria agroalimentare o di industrie di trasformazione di biomasse.
Con la separazione solido/liquido si ottengono:
- frazione chiarificata: fertilizzante con buona disponibilità di N, prevalentemente in forma ammoniacale, N/P elevato. «Sono assimilati ai liquami i digestati tal quali, le frazioni chiarificate dei digestati, e se provenienti dall’attività di allevamento: ………….» Decreto Interministeriale n. 5046 del 25 Febbraio 2016 (GU n.90 del 18-4-2016 – Suppl. Ordinario n. 9)
- frazione solida: concentra la sostanza organica residua e contiene elevata percentuale di N organico sul totale e buona parte del P. Proprietà ammendanti. «Sono assimilati ai letami, le frazioni palabili dei digestati, e se provenienti dall’attività di allevamento: ……..» Decreto Interministeriale n. 5046 del 25 Febbraio 2016 (GU n.90 del 18-4-2016 – Suppl. Ordinario n. 9)
Nella tabella la composizione di digestato e compost utilizzate nella sperimentazione del podere Fiorentina:
Distribuzione del compost
Distribuzione del digestato
Le cover crop
Sono colture a ciclo breve che vengono praticate fra la raccolta di una coltura principale e la semina di quella successiva con differenti finalità agronomico-ambientali:
- controllo dell’erosione: la vegetazione presente sul terreno durante i mesi invernali lo salvaguarda dagli effetti disgreganti provocati dalle piogge battenti e dai fenomeni di ruscellamento, particolarmente dannosi nelle aree collinari;
- recupero dell’azoto lisciviato: funzione espletata da colture di copertura a ciclo autunno vernino, in grado di assorbire almeno in parte l’azoto minerale che rimane nel terreno dopo la raccolta della coltura principale e che altrimenti potrebbe essere perso per lisciviazione con le precipitazioni invernali;
aumento della sostanza organica del terreno e miglioramento della struttura: la cover crop provvede all’organicazione della CO2 e dei nutrienti presenti nel terreno in un periodo dell’anno in cui il terreno risulterebbe privo di vegetazione e la fitomassa aerea prodotta, interrata o meno, entra nel ciclo sella sostanza organica del suolo; - aumento del contenuto di azoto del terreno: impiegando leguminose come cover crop (veccia, trifogli, pisello) viene fissato azoto atmosferico che alla morte della pianta aumenta la dotazione nel suolo;
- controllo di malerbe e parassiti: la copertura del suolo toglie luce alle infestanti, che si sviluppano molto meno rispetto a un terreno nudo, e le radici di alcune cover crop come la senape liberano sostanze che inibiscono la crescita delle infestanti;
- aumento della diversità biologica all’interno dell’agro-ecosistema.
Selezione di specie e cultivar adatte per cover crop
Numerose sono le specie e le cultivar potenzialmente adatte ad essere impiegate come colture di copertura. Specie e cultivar vanno scelte innanzitutto in base alle finalità per cui si semina la cover crop e all’ambiente. I principali caratteri che contraddistinguono una buona coltura di copertura a ciclo autunno vernino sono la velocità d’insediamento e di crescita prima dell’inverno, lo sviluppo dell’apparato radicale, la ripresa vegetativa precoce dopo i freddi invernali, l’elevata produzione di biomassa.
Le peculiarità richieste non sono sempre riscontrabili nell’offerta sementiera disponibile. Diventa pertanto strategico il miglioramento genetico per costituire cultivar idonee.
Le foto testimoniano il lavoro di miglioramento genetico svolto nel progetto SOILBANK su Loiessa, Trifoglio incarnato e Veccia villosa.
Scenari di agricoltura del futuro
Lavoro eseguito nell’ambito del progetto “Investire nel suolo: Gestione della sostanza organica e della risorsa idrica quale base dei servizi ecosistemici a scala vasta”.
Testi: Prof. Maurizio Borin
Realizzazione: Prof.ssa Elisabetta Novello & Dott. Andrea Micheletti